Find Your Doctor aveva già avuto modo di far conoscere le proprie attività di formazione e orientamento ai dottorandi Unimi con un seminario tenuto nel giugno 2018 nel contesto della job fair From LA STATALE to JOBS, grazie a un invito del COSP (Centro funzionale di ateneo per l'Orientamento allo Studio e alle Professioni) dell'università milanese, che ha poi richiesto per il 2020 un programma formativo molto più strutturato ed esteso.
La didattica, che si è svolta fra maggio e giugno, si è sviluppata in un blocco formativo dedicato in particolare ai dottorandi del secondo anno e uno incentrato su quelli del terzo, in modalità FAD (Formazione A Distanza).
Per venire incontro alle difficoltà legate all’emergenza COVID-19 evitando il sovraccarico di lezioni online a cui gli studenti erano già esposti, ciascun workshop è stato erogato attraverso due momenti formativi differenti: il primo prevedeva lezioni videoregistrate messe a disposizione dei dottorandi perché potessero fruirle a loro discrezione, nel corso delle quali sono stati presentati i contenuti principali del workshop e suggeriti degli esercizi di auto-riflessione; il secondo consisteva in un webinar in diretta di circa un’ora e mezza incentrato sul Q&A relativamente ai contenuti presentati nelle videolezioni e sulla discussione degli esercizi svolti, integrati da informazioni aggiuntive e nuovi stimoli all’esercitazione.
Il workshop per i dottorandi del secondo anno, dal titolo "Dottorato e mercato del lavoro: una riflessione sulle competenze formate dall’esperienza di ricerca che sono trasferibili in contesti non-accademici. Come valorizzare il proprio percorso.", è stato curato da Eva Ratti, co-founder di Find Your Doctor, e da Andrea Galimberti, assegnista di ricerca presso l'Università di degli Studi di Milano-Bicocca e storico collaboratore di FYD.
«Il workshop - spiega Ratti - aveva come obiettivo principale quello di introdurre il tema delle competenze trasferibili, fattore chiave nelle strategie europee sull'occupabilità, contestualizzandolo in particolare rispetto alle esperienze dei dottori di ricerca. È una dimensione, questa, cruciale nell’ambito dell’individuazione di prospettive professionali per chi proviene dalla realtà accademica, che apre questioni differenti rispetto al valore formativo dei percorsi di dottorato al di là delle competenze tecniche afferenti a uno specifico contesto e oggetto di lavoro. Sono stati quindi proposti alcuni assunti di fondo che reggono l'attuale discorso sulle competenze trasferibili, problematizzandoli rispetto alle potenzialità intrinseche nel rendere visibili e comprensibili al di fuori del mondo accademico gli apprendimenti sviluppati nel corso delle attività di dottorato, a partire dall’acquisizione di una maggior consapevolezza da parte degli stessi dottorandi rispetto alle proprie prospettive e al proprio potenziale.»
Durante questo workshop sono state sottoposte modalità di auto-riflessione sulle proprie competenze trasferibili e soft sotto forma di esercitazioni da svolgere individualmente e poi discutere nel corso del webinar conclusivo. I dottorandi sono stati invitati a confrontarsi con dizionari di competenze nei quali provare a collocare la propria esperienza, così da osservarla sotto una nuova prospettiva. Durante il seminario conclusivo si è trattato inoltre il tema del network come strumento cruciale per aprire il proprio futuro professionale, proponendo la costruzione della propria “mappa dei network” durante una breve esercitazione in tempo reale.
L'idea generale di questo workshop è stata quella di offrire agli studenti una postura "metacognitiva" che offra loro la possibilità di porsi in modo riflessivo rispetto alle esperienze maturate nel corso del percorso universitario e alla possibilità di valorizzarle in contesti differenti nel mondo del lavoro.
Il secondo workshop formativo, dedicato ai dottorandi del terzo anno, è stato tenuto da Chiara Veneziani, HR Manager di Find Your Doctor.
Questo whorkshop, intitolato "CV, cover letter e colloquio di lavoro: tips & tricks per affrontarli al meglio.", si è concentrato sulla questione pragmatica di come affrontare al meglio il processo di selezione fuori dal mondo accademico, conoscendo e quindi usando in modo appropriato gli strumenti coinvolti (curriculum vitae e cover letter) e sapendo come sostenere al meglio il colloquio di lavoro.
Anche in questo caso, la tematica è stata problematizzata rispetto alle specificità dei dottori di ricerca: per approcciare questo tema in modo maturo e realmente utilizzabile non è infatti sufficiente fornire delle “ricette standard”, ma è necessario che ciascun giovane ricercatore acquisisca una consapevolezza equilibrata dello scenario problematico che si troverà ad affrontare al momento della transizione, uno scenario popolato di difficoltà culturali, pregiudizi e vere e proprie differenze di vocabolario che rendono complessa la traduzione dell’esperienza di ricerca a vantaggio dei potenziali datori di lavoro.
«Per questo - commenta Veneziani - diventa fondamentale saper comunicare efficacemente il proprio background accademico traducendo il proprio percorso e le proprie competenze nel “linguaggio” parlato dalle aziende. A tale scopo, il workshop mirava a far conoscere le dinamiche del processo di selezione e i tips & tricks che possono aiutare nell’uso di strumenti poco utilizzati in ambito accademico, come la cover letter e il curriculum aziendale, per catturare l’attenzione del recruiter facendogli comprendere le proprie esperienze e competenze anche se provenienti da un mondo diverso. Attraverso esempi pratici ed esercitazioni svolte insieme ai dottorandi, abbiamo cercato di dare utili indicazioni sull’approccio da adottare per redigere curriculum e cover letter avendo un dottorato in mano. Allo scopo poi di affrontare al meglio il colloquio di lavoro, abbiamo visto insieme gli errori da evitare, in particolare quelli tipicamente “da ricercatore” osservati quotidianamente dal nostro team nello svolgimento dell’attivtà di Find Your Doctor e i suggerimenti più efficaci nella gestione di questo delicato momento. Conoscendo così le regole del gioco e gli strumenti utilizzabili, invece che scoraggiarsi nel loro uso, il dottorando può imparare come sfruttarli al meglio per valorizzare le proprie competenze, rispondendo ai bisogni - a volte impliciti - delle aziende.»